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HOTEL GRESSONEY


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I WALSER

GRESSONEY STORY

I WALSER, POPOLO DELLE MONTAGNE,
TRA STORIA E LEGGENDA

 


In questa parte della francofona Valle d'Aosta, troverete spesso insegne, iscrizioni, nomi di attività e di vie dal sapore tedesco.
Potrà anche succedervi di sentire una strana parlata dai suoni germanici : è il TITSCH, il dialetto di Gressoney, che deriva da un te-desco arcaico, pur non somigliando più molto, ora, all'attuale lingua tedesca.
Questo perchè i GRESSONARI sono WALSER, discendono cioè da un ceppo etnico la cui storia parte dal nord della Germania.
Già sul finire del Primo Millennio, forse a causa di una carestia, alcuni abitanti di quelle fredde terre nordiche se ne allontanarono migrando verso sud, per stabilirsi in Svizzera, nel Canton Vallese, dove acquisirono il nome di "Walliser", poi contratto in WALSER.


Dal Canton Vallese i Walser migrarono poi in aree diverse intorno al Monte Rosa e su tutto l'arco alpino, sempre in zone ubicate a quote elevate, meritandosi l'appellativo di "popolo delle montagne".
Quella di Gressoney è la più occidentale delle oltre 60 Comunità Walser sparse tra Italia, Svizzera, Liechtenstein ed Austria.
Il legame con le terre d'origine e l'abitudine a spostarsi da sud a nord delle Alpi, portò i Wal-ser a trasportare anche merci divenendo commercianti, tanto che la valle del Lys fu detta "Kraemertal", valle dei commercianti.

 

CALDO E FREDDO
SENTIERI E GHIACCIAI

 


Nei secoli tra il IX ed il XIV l'area del Nord Atlantico fu interessata da un clima inusual-mente caldo; il periodo è noto come Medieval Warm Period (MWP) durante il quale molti ghiacciai si ritirarono e alcuni colli del Monte Rosa divennero transitabili (non poteva certo essere colpa delle auto Euro 0, che arriveran-no un migliaio di anni dopo !).
(Grazie Wikipedia)
Probabilmente proprio in quel periodo i Walser attuarono la loro umile colonizzazione di aree montane libere, forse perchè impervie.

Al periodo caldo medievale seguì la Piccola Età Glaciale (PEG o LIA, Little Ice Age) durante la quale i ghiacciai tornarono a coprire i colli del Monte Rosa.



Questo può essere un fondamento storico alla base di due leggende che i nonni Walser tra-mandavano ai loro nipoti :
La Città di Felik e La valle perduta

 

LA CITTA' DI FELIK e
LA VALLE PERDUTA (Das Verlorene Tal)

 


La prima narra che sulle pendici a sud del Monte Rosa si trovasse Felik, una grande e bella città i cui abitanti, ricchi grazie alla loro capacità di sfruttare anche un territorio ingeneroso ed alle loro attività commerciali tra il sud e il nord delle Alpi, avevano perso la religiosità ed il timore di Dio, ed erano dediti soltanto al bieco godimento del loro benessere.
Su predizione (o maledizione) di un anziano viandante arrivato a Felik, deriso e maltrattato dagli abitanti, sulla città iniziò a nevicare "neve rossa" sino a seppellire la città ed i suoi abitanti e poi a formare quello che oggi è chiamato Ghiacciaio del Felik.

La seconda leggenda narra di una valle ricca di verdi pascoli, fitti boschi e tanta selvaggina, che si trovava al di là dei ghiacciai del Monte Rosa, che gli avi avevano decantato ai loro nipoti, ma che nessuno era più riuscito a raggiungere.

Fu così che nell'agosto del 1778 sette giovani gressonari iniziarono a scalare il Monte Rosa alla ricerca della valle perduta, giungendo, dopo due giorni di arrampicate ad una roccia emergente dalle nevi in prossimità del Colle del Lys, poi det-ta "roccia della scoperta" (Entdeckungfelse).
Da questa roccia i sette videro sotto di loro una valle ricca di pascoli e di boschi (forse la valle di Zermatt).
Convinti di avere trovato la "valle perduta" ri-tornarono alla "roccia della scoperta", armati di corde e scale, per tentare la discesa, ma non vi fu scala o corda che consentisse di scendere sul ghiacciaio sottostante e nella valle ritrovata.
A questa prima ascensione sul Rosa si interessò anche l'Accademia delle Scienze di Torino e l'avvenimento meritò a GRESSONEY la prima apparizione su le JOURNAL DE PARIS che dedicò un articolo all'avventura dei 7 giovani gresso-nari, che aprirono così la strada ad alpinisti appassionati che negli anni verranno a cimentar- si alla conquista del Monte Rosa.

 

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